Frontepagina News
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Good morning America
giovedì 8 novembre 2012
di Claudia Svampa
Mai come dopo queste elezioni americane perché tutto possa continuare tutto dovrà cambiare.
Mai come dopo queste elezioni americane dovranno saltare tutti i nostri schemi imputriditi se non vogliamo far saltare anche il banco. Perchè ora tutto il probabile e il possibile si é trasformato nel suo contrario. E ogni italico commento alla sacralità della democrazia elettorale americana e alla riconferma del suo presidente appare intollerabile quanto il martellamento acustico al risveglio dall’anestesia.
Obama che piange e ringrazia i collaboratori. Che spamma via email, facebook e twitter ai suoi elettori, che telefona casa per casa e dice “Hi, sono Barack Obama, hai idea, il tuo presidente, vorrei chiederti un favore…”
Susciterebbe quasi tenerezza se non fosse che poi monta una rabbia canina a immaginare i “nostri” dietro quei social network che non sanno usare, che fanno trasportare arrogantemente dai portaborse, appesantiti dai loro iPad iPhone, iMini, iTouch e MacBook Air.
E li sfoderano dalla guaina Louis Vitton per postare idee che non hanno, divulgare valori che non possiedono, twittare ideali senza ali.
Immaginiamo Tonino Di Pietro che nell’appartamento ristrutturato di via Merulana, sommerso dai file delle sue 45 proprietà rispolverate da Report, che chiama il suo elettorato. Per dirgli cosa? I’m really proud of all of you?
Immaginiamo Gianfranco Fini che nell’appartamento di Rue Princesse Charlotte a Montecarlo, contornato dai Tulliano’s che fagocitano il banchetto di legislatura, che chiama il suo elettorato. E che gli dice? Fired up ready to go?
Immaginiamo Claudio Scajola dalla casa del Colosseo e Umberto Bossi dalla villa di Gemonio che, donati o ristrutturati a loro insaputa, chiamano il loro elettorato. E che gli dicono? We can?
Immaginiamo Angela Finicchiaro mentre sbertuccia all’Ikea i suoi uomini della sicurezza nel trasporto carrelli o Renata Polverini che a sirene e lampeggianti fende il traffico romano contromano per andarsi a comprare le scarpe da Boccanera a Testaccio, immaginiamole che chiamano il loro elettorato. E che gli dicono? Noi siamo un’unica famiglia italiana che resta unita?
Immaginiamo i Franco Fiorito, i Luigi Lusi, i Francesco Belsito i tesorieri dei soldi degli italiani tradotti in finanziamenti che defluiscono ai partiti investiti in vacanze a cinque stelle nei resort esclusivi, in puttane a ore negli alberghi metropolitani, in ostriche e champagne e caviale e tartufi, e suv e audi e bmw. Immaginiamoli che chiamano il loro elettorato. E che gli dicono? Abbiamo molti soldi ma non siamo ricchi e forti per questo?
Immaginiamo Mariastella Gelmini impantanata fra google Earth, wikipedia e il tunnel dei neutrini non segnalato, che chiama il suo elettorato. E che gli dice? Abbiamo le migliori università e una tradizione culturale incredibile?
E immaginiamo l’ex-governatore Piero Marrazzo contornato da trans, piume di struzzo e coca, Cosimo Mele, il deputato dei festini in hotel con escort e moglie incinta a casa, Italo Bocchino neo emulo di Fabrizio Corona che scootereggia con la tettuta di turno, o il leader maximo, il tenutario del “ciarpame senza pudore” del lettone putiniano e delle olgettine sdoganate alla politica. Immaginiamoci che chiamano il loro elettorato. E che gli dicono? Il meglio deve ancora venire?
Good morning America e grazie per averci regalato un sogno. Il sogno di un uomo che esiste, che ama Michelle come ama l’America. E li abbraccia stretti e forte entrambi, a occhi chiusi.
Mai come dopo queste elezioni americane perché tutto possa continuare tutto dovrà cambiare.
Mai come dopo queste elezioni americane dovranno saltare tutti i nostri schemi imputriditi se non vogliamo far saltare anche il banco