La rete, l'informazione e lo sdegno
domenica 27 febbraio 2011
di Claudia Svampa
Facebook non è una fonte. Nè attendibile, né verificabile. Facebook è un social network dove ciascuno scrive ciò che vuole, come vuole, senza censure e senza certezze. E’ uno strumento svincolato dalla veridicità. E’ la nuova frontiera della comunicazione, è un mondo di aggregazione giovanile, è il tam-tam in tempo reale che rimbalza da un capo all’altro del pianeta, ma non ha nulla a che vedere con l’informazione se a questa vogliamo ancora tributare un decente valore professionale indispensabile in qualsiasi democrazia civile.
Eppure, incomprensibilmente, l’omicidio di una ragazzina di 13 anni di Brembate - sospeso nella cronaca per ben tre mesi - ha come fonte di informazione non la procura, non i pm, non le inchieste o le indagini ufficiali. Ha come fonte proprio Facebook. Nei tg nazionali come nell’apertura dei quotidiani - Corriere della sera in testa, le redazioni della cronaca hanno deciso di dare voce al popolo di Facebook per raccontare la tragedia dell’adolescente assassinata.
Cori di nonni di genitori , di compagni di scuola e vicini di casa che si accalcano nei commenti scrivendo preghiere, frasi sdegnate, opinioni investigative, condoglianze. In pratica è come se la notizia della morte di questa bambina fosse riassumibile nei telegrammi e nelle telefonate private indirizzate alla famiglia Gambirasio.
Con una scelta editoriale orripilante, come quella del Corsera - o dovremmo dire scelta priva di ogni etica professionale? - di dare grande visibilità a quattro inutili idioti che nel linguaggio del web si chiamano trolls e che pubblicano su Facebook raccapriccianti pagine che dileggiano, ironizzano, trasformano in satira la sorte e il visetto di Yara Gambirasio trattando la cronaca nera come il più squallido dei video game.
Siamo arrivati a manipolare l’informazione con il solo mouse: non solo nei blog e nelle news online disperse per la rete, ma anche nelle redazioni di quotidiani e testate nazionali è più facile e comodo gironzolare sui profili di Facebook e fare un copia e incolla di quello che si trova piuttosto che dare un minimo di dignità al mestiere di cronista e rifiutarsi di mettere la propria firma sotto a uno scempio duplice: la dignità vilipesa di una bambina ammazzata e l’indecenza di farsi chiamare ancora giornalista.
Si dirà che nel caso Gambirasio la procura non ha collaborato e non collabora nel veicolare le notizie. Bene, forse l’opinione pubblica però è interessata a sapere perché. O quanto meno ha più diritto di sapere perché le indagini non portano a nulla piuttosto che quanti iscritti si aggiungano ogni giorno alla pagina del social network dedicata a Yara.
Perché gli investigatori recalcitrano davanti ai cronisti? Per incompetenza? Come quella di non essere stati in grado di ottenere una traduzione minimamente verosimile dall’arabo e aver sbattuto in cella un marocchino ? Prudenza? Conflitto di competenze fra attori delle indagini, ovvero polizia e carabinieri?
Si dirà che il paese resta silente e poco propenso davanti ai taccuini, si dirà anche che la chiusura ossessiva della famiglia verso la stampa non ha aiutato. Beh, non può essere ogni volta Avetrana dove cercare un testimone disposto a raccontare era più facile che pescare trote nell’acquario. E l’alternativa continua a non poter essere Facebook.
Quando finirà questo scempio dell’informazione, questo contravvenire a ogni principio etico e professionale di quotidiani e tg che non provano il benché minimo imbarazzo a far passare l’ amalgama di opinioni sensazioni e commenti di Facebook per notizie?
Quando noi, i giornalisti, la pianteremo di cercare di disegnare profili di vittime e carnefici della cronaca nera o della politica estera andando a guardare nel buco della serratura dei profili di Facebook e torneremo a fare il nostro lavoro cercando nel mondo reale i fatti le facce, gli sguardi, le notizie e gli eventi?
Siamo arrivati a manipolare l’informazione con il solo mouse: non solo nei blog e nelle news online disperse per la rete, ma anche nelle redazioni di quotidiani e testate nazionali è più facile e comodo gironzolare sui profili di Facebook e fare un copia e incolla di quello che si trova piuttosto che dare un minimo di dignità al mestiere di cronista